Vocazione Mediterranea per nuotare contro corrente

Cosa è l’Europa? È molto complesso dare una definizione unica ma sicuramente potremo affermare che è il luogo della continua sperimentazione tra molteplicità e unità, fra identità e diversità. E, se si accoglie l'idea che, il Vecchio Continente, è “un progetto incompiuto sempre in divenire” potremo allora azzardarci utilizzando una metafora per tentare di spiegare la fase che sta attraversando

 

e immaginare come se si trovasse nel bel mezzo di un matrimonio in crisi dove, tra i due amanti, si è creato uno squilibrio relazionale molto forte che rischia la rottura. Un matrimonio d’amore nato sotto i migliori auspici e con l’idea di integrare le proprie singole individualità ma, come capita spesso a qualunque relazione umana, sta vivendo una fase critica in cui è necessario sia rivedere cosa non ha funzionato e sia attraversare l’abisso della morte per assumersi ciascuno la propria responsabilità. Ma, in questo processo di revisione, è anche necessario mantenere saldo dentro di sé quel sentimento d’amore che ha fatto sì che i due amanti si incontrassero e si unissero in matrimonio. Utilizzando questa immagine e volendo spingerci più in là nel pensare che il Nord Europa sia portatore di valori tipicamente maschili con la sua razionalità tecnico-scientifica, la sua propensione alla leadership e alla competizione spinta, con la sua necessità di potere e di controllo, e che invece il Sud Europa sia portatore di valori tipicamente femminili con la sua capacità di accoglienza, di condivisione, di empatia con l’altro, possiamo immaginare che, ad un certo punto, questo matrimonio sia entrato in crisi poiché la parte dominante ha iniziato ad esercitare una posizione di potere ritenendosi superiore all’altro mentre la parte femminile della relazione, non avendo pienamente maturato dentro di sé la piena consapevolezza della sua unicità e della sua forza, si è lasciata soccombere totalmente da questa energia predominante e totalmente inglobante. Ambedue le parti hanno la propria quota di responsabilità. L’una, il Nord Europa, con una testa pensante tedesca, per non aver compreso e rispettato la ricchezza della

diversità imponendo il proprio unico modello dominante, il modello capitalistico, dove tutto è ridotto ad omologazione e a profitto. L’altra, il Sud Europa, per non aver compreso pienamente dove risiedeva la propria ricchezza, il proprio valore e la propria unicità e si è iniziata a rapportare al sistema dominante in termini di mancanza, di subalternità perdendo di fatto la propria identità culturale e diventando una

copia molto mal riuscita di quel modello imposto con aggressività e veemenza.

Un gioco perverso e auto-distruttivo per entrambe le parti. Cosa sta vivendo il Nord Europa in questo tempo storico se non una fase di dominio e di imposizione della propria visione del mondo attraverso la politica di austerità e di colonizzazione con l’acquisto di interi patrimoni del Sud Europa? E, cosa sta vivendo il Sud Europa se non una fase di subalternità economica, politica, culturale e sociale smarrendo sé stessa, la propria identità e la propria grandezza storica?

Un Sud che, per rincorrere un modello di società capitalistica, senza averne le caratteristiche strutturali, si è prostituito al punto da arrivare ad una corruzione dilagante sia dentro che fuori le istituzioni pubbliche e, come ben descrive Franco Cassano nel Pensiero Meridiano, si è modernizzato rendendo tutto vendibile e rendendo sistematico l’osceno, prostituendo il territorio e l’ambiente, i luoghi pubblici e le istituzioni e laddove la ricchezza non è riuscita ad arrivare nelle sue forme legali si è ottenuta attraverso attività malavitose e criminali.

Se, allora, accogliamo per vero l’assunto per cui l’Europa è un progetto incompiuto sempre in evoluzione, e quindi modificabile, il momento storico presente, con le sue complessità, potrebbe essere un momento proficuo proprio per realizzare una trasformazione. Ma per attualizzare questo cambiamento è necessario guardare in profondità il lato oscuro delle diverse identità culturali che rappresentano l’Europa per integrare

ciascuno la parte dell’altra. Così come dietro ogni singola personalità si nasconde, consciamente o inconsciamente, il lato ombra che si tende, generalmente, a rifiutare piuttosto che ad integrare per vivere in maniera autentica, così accade anche per l’identità culturale di un intero popolo che porta con sé quella parte oscura che, in genere, nasconde a sé stessa e agli altri poiché inaccettabile. Ma più si tiene sepolta e tanto più

oscura diventa. Cioè, così come l’ombra di ciascun uomo, vale a dire il lato non accettato, il negativo della personalità legato alla paura, se viene rifiutata diventa un demone, il suo aspetto pericoloso, allo stesso modo il lato oscuro di una società, cioè l’ombra collettiva che non viene riconosciuta, agisce come un demone autonomo e onnipotente e viene proiettata su ciò che è altro diverso da sé.

Il Sud Europa ha ceduto alla svalutazione di sé e ha perso la propria identità. Semplificando molto, il lato oscuro del Nord risiede nella “paura del diverso da sé” poiché minaccia la propria identità e, per difendere la stessa vanta la pretesa del suo senso di superiorità e del comando. Il lato oscuro del Sud risiede, al contrario, nella “paura di vivere la propria diversità” che, invece di valorizzarla, la svaluta attraverso un atteggiamento spesso di passività e autocommiserazione.

In entrambi i casi è un problema di identità: per il Nord si tratta della paura di perdere la propria identità, per il Sud, al contrario, nella paura di vivere pienamente la propria identità. Parti oscure che, ovviamente,

hanno caratterizzato e guidato i popoli europei nei secoli passati.

Pensiamo alle numerose conquiste dei popoli del Nord e all’anarchia, alla corruzione che spesso ha accompagnato la storia dei popoli del Sud. Ma come fare per realizzare una reale integrazione? Bisogna,

in definitiva, osservare gli aspetti positivi dell’altro per imparare a farli propri. Quali sono le qualità dei Paesi Nordici Europei se non il coraggio, la fermezza, la capacità di governare e di decidere, insieme alla capacità di saper organizzare la vita pubblica e rispettare le regole di convivenza civile, l’attitudine a gestire il proprio potere e la salvaguardia dell’ambiente? Tutte qualità che fanno del Nord Europa Paesi ben organizzati. Le qualità dei Paesi meridionali, come accennato, sono invece legate alla comprensione, allo spirito di condivisione e di cooperazione, alla lentezza come valore, alla tolleranza e alla capacità di accoglienza del

diverso da sé, alla generosità e alla larghezza di visione del mondo, alla capacità di vivere secondo i ritmi della natura, alla compassione e alla ricerca della bellezza. Qualità che fanno del Sud Europa Paesi con

grandi capacità di accoglienza, di sviluppo della creatività attraverso le arti più disparate, di capacità di creazione di piccole e medie imprese di tipo familiare, e di solidarietà nei confronti degli altri.

Integrando ciascuno la parte migliore dell’altro si potrebbero dunque costruire relazioni tra i diversi Stati dell’Europa su basi molto più paritarie dove ognuno si arricchisce e si completa grazie alle qualità dell’altro. Tuttavia, in questo periodo della storia l’Europa sta esprimendo, esclusivamente, la vocazione continentale mortificando, la pur necessaria, preziosa e indispensabile, vocazione mediterranea.

Ci troviamo quindi in una situazione di grandissimo squilibrio in cui l’Europa del Nord sta imponendo le dure leggi del comando e della sopraffazione, del libero mercato, della rigidità ad ogni costo e, ritenendosi superiore, sta legittimando azioni predatorie con l’acquisto di interi patrimoni pubblici e privati del Sud Europa. Una guerra silenziosa, come ho avuto più volte modo di spiegare, in cui in modo occulto e muto si sta uccidendo e violentando la controparte.

Ma perché si attivi questo processo di valorizzazione della vocazione mediterranea in Europa come unica strada possibile affinché si realizzi quella visione avuta dai padri fondatori, sarà indispensabile che noi uomini e donne del sud acquisiamo piena consapevolezza di quanto stiamo diventando arrendevoli rispetto ai dicktat imposti da Bruxelles, di quanto ci stiamo lasciando colonizzare e di quanta della nostra identità e del nostro potere stiamo perdendo. Stiamo consegnando il nostro sé più profondo, la nostra unicità ad un modello di società distante dal nostro modo di vivere e di vedere il mondo. Cosa altro dobbiamo attraversare affinché possiamo risvegliarci?

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