ROMA - Un dato più di tutti fa luce sugli effetti della Grande recessione che stanno vivendo i Paesi dell’Europa del Sud, ed è il dato della disoccupazione giovanile: tra il 50 e il 60% in Grecia e Spagna, oltre il 40% in Italia, e più del 30% in Portogallo e a Cipro. Un’intera generazione è fuori dal mercato del lavoro e interi Paesi stanno sprecando la risorsa umana più preziosa, quella su cui si dovrebbe puntare per il futuro.
In soli 6 anni la metà dei giovani di 5 Paesi Europei ha perso speranze e ambizioni ed è stata lasciata completamente a se stessa. I dati confermano infatti che, anno dopo anno, si registra un peggioramento, in alcuni casi davvero catastrofico come per Cipro che nel 2008 aveva solo il 9% di under 25 senza lavoro ma nel 2014 era già 35,9%.
L'Europa del Sud peggiora, l'Europa del Nord cresce.
Dal 2008 al 2014 sono peggiorate radicalmente le aspettative di milioni di ragazzi dell’Europa Mediterranea mentre sono notevolmente migliorate quelle dei giovani dell’Europa del Nord. Se, infatti, confrontiamo i dati emerge chiaramente un’enorme e impressionante differenza acuita soprattutto dopo l’inizio della crisi e l’avvio delle politiche di austerità.
Nel 2008 la disoccupazione giovanile in Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e Cipro era tra il 9% e il 21%, dati assolutamente in linea con l’Europa del Nord che invece contava tra il 10 e il 18%.
In un lampo di tempo, appena 6 anni, la realtà è radicalmente cambiata spaccando in due l’Europa.
Nel 2014 in Germania il tasso di disoccupazione giovanile era solo al 7,7%, in Danimarca al 12,6%, in Norvegia al 7,9%, in Olanda al 12,7% [1]. In alcuni casi, la crisi economica ha avuto persino effetti benefici, come per la Germania, poiché negli ultimi anni i giovani senza lavoro sono diminuiti rispetto al 2008[2], anno in cui erano il 10,6% .
Oggi, più della metà dei giovani disoccupati tedeschi trova un posto di lavoro in meno di tre mesi e soltanto il 12% aspetta un anno.
Nello stesso periodo, tra il 2008 e il 2013, la Grecia ha bruciato quasi 1 milione di posti di lavoro (esattamente 953.874) e di questi, il 55% appartenevano agli under 35. [3]E’ chiara, dunque, la differenza ed è evidente che siamo in un’Europa che viaggia a due diverse velocità.
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